In questa risoluzione, che ho sottoscritto convintamente, abbiamo indicato alcuni impegni precisi della Regione:
Primo: vanno intensificate le azioni di opposizione alla proposta di liberalizzazione favorendo il coordinamento delle diverse iniziative già intraprese da Regione, ministero, parlamentari europei, rappresentanze dei produttori e dai consorzi per una piena, effettiva e definitiva tutela del carattere locale e della peculiarità del vitigno Lambrusco oltre che delle produzioni vinicole DOP e IGP che da esso prendono il nome, rafforzandone il vincolo reciproco e con il territorio di cui sono originarie e scongiurando il rischio di un pronunciamento giudiziale che li privi della adeguata protezione. Secondo: sostenere, in accordo con gli enti locali e gli altri soggetti interessati, la tutela della produzione del vino Lambrusco attraverso il riconoscimento a livello comunitario europeo. Terzo: continuare a sostenere la promozione della filiera agroalimentare regionale in termini di qualità, sicurezza e tipicità.
Nella risoluzione, si afferma che la produzione di vino a partire da vitigni di Lambrusco è accertata nella zona emiliana e mantovana da millenni, e appartiene perciò a pieno titolo al patrimonio storico e culturale di questa regione, al punto tale da esserne elemento caratterizzante e distintivo. La filiera vitivinicola del Lambrusco è oggi costituita da un panorama di imprese di diverse dimensioni: circa 8000 aziende viticole, 20 cantine cooperative, 48 aziende vinicole, con più di 1000 addetti. Questa realtà è supportata dal grande numero di operatori specializzati che lavorano in ciascun settore della produzione e che conferiscono a questo distretto manifatturiero un carattere altamente innovativo e all’avanguardia, tanto da aver permesso al Lambrusco di diventare, negli ultimi vent’anni, il vino italiano più apprezzato ed esportato nei mercati internazionali, raggiungendo cinquantadue Paesi in cinque continenti.