La legge vuole dare una risposta concreta alle preoccupazioni dei genitori che pensano a cosa succederà “dopo di loro” ai propri figli disabili, quando si troveranno ad affrontare la vita da soli. Il fondo nazionale istituito dalla suddetta legge assegna all’Emilia-Romagna 13 milioni 370 mila euro per il triennio 2016-2018. La ripartizione della prima quota di risorse è stata approvata con una delibera dalla Giunta regionale, dopo aver ottenuto dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali il via libera al Programma di attuazione degli interventi.
Si tratta di 6 milioni e 570 mila euro, che saranno destinati quest’anno ai Comuni e Unioni di comuni di tutto il territorio regionale. La cifra servirà per attivare o potenziare programmi di intervento che prevedono, quando le condizioni fisiche della persona disabile lo consentono, soluzioni alternative all’istituto. Ad esempio, il supporto per la permanenza nella propria casa di origine o l’accoglienza in abitazioni, gruppi-appartamento o soluzioni di co-housing (un modo di abitare in comunità, che coniuga gli spazi privati con aree e servizi a uso comune) che riproducano le condizioni abitative e le relazioni della casa familiare. Inoltre, sono previste soluzioni che consentano la permanenza temporanea fuori dalla famiglia in particolari situazioni di emergenza.
Altri 2,8 milioni di euro assegnati dal ministero saranno messi a bando dalla Regione in una fase successiva, per raccogliere progetti provenienti dai territori destinati ad interventi strutturali: il pagamento degli oneri di acquisto, locazione, ristrutturazione e messa in opera degli impianti e delle attrezzature per adeguare gli alloggi, che devono però mantenere le caratteristiche delle abitazioni. Infine, i rimanenti 4 milioni di euro – sui complessivi 13 – saranno utilizzati nel 2018 per dare continuità agli interventi attivati nel 2017.
Il Programma regionale definisce anche le condizioni per poter usufruire del sostegno: sarà infatti necessaria una valutazione complessiva da parte di équipe formate da operatori sociali e sanitari dei Comuni e delle Aziende Usl. Si tratta di una modalità già consolidata in Emilia-Romagna per l’accesso alle prestazioni del Fondo regionale per la non autosufficienza, che prevede la presenza in ogni distretto di una specifica Unità di valutazione multiprofessionale (Uvm disabili) incaricata di accertare gli effettivi bisogni e formulare proposte di progetti personalizzati, in accordo con la persona con disabilità o con chi ne esercita la tutela.