Il consigliere regionale del Pd Alessandro Cardinali commenta il trend negativo delle donazioni in provincia e il rischio di non riuscir a far fronte alla richiesta del territorio
“Ripensare la riorganizzazione della raccolta perché così non funziona. Si è scelto di portare avanti una nuova impostazione che ha portato al ridimensionamento di alcune sedi e questo ha creato diverse problematiche, sono convinto che si possano trovare soluzioni diverse”. Con queste parole il consigliere regionale del Pd Alessandro Cardinali interviene sui dati negativi delle donazioni di sangue intero nella provincia parmense, preoccupato di non poter far fronte in futuro alle richieste del territorio. Nella sola provincia di Parma infatti sono 19 i punti di prelievo interessati dalla chiusura sui 48 presenti, la gran parte dei quali nel territorio della montagna.
“In passato abbiamo aiutato altri territori mentre oggi il sistema parmense è in un delicato equilibrio – afferma Cardinali – ma esiste un rischio serio che in futuro non sia più possibile rispondere all’intera domanda di sangue da parte delle nostre strutture ospedaliere. Abbiamo bisogno di offrire l’opportunità a tutte le donatrici e ai donatori della provincia di essere nella condizione di recarsi a questo importante appuntamento con la massima serenità e facilità. È grazie al loro prezioso aiuto, a quello dell’associazionismo e del volontariato sociale, che possiamo rispondere a tutte le domande di sangue. È necessario ripensare la riorganizzazione dei punti di raccolta perché è nostro dovere stimolare la donazione spontanea e allargare il più possibile la base dei donatori per poter avere una “riserva” tra il sangue raccolto e quello utilizzato durante l’anno”.
“Ritengo che sia importante costruire nuove forme di rete tra le singole realtà, che possano far aumentare la collaborazione e la conoscenza sul mondo del sangue che giustamente in questi anni si sta modificando rispetto anche ai nuovi bisogni, ma tutto deve avvenire riuscendo a mantenere aperti importanti presidi sul territorio e non riducendo la sua presenza. Suggerisco quindi di favorire il lavoro encomiabile dell’associazionismo, ascoltare i loro suggerimenti e cercare di ripensare un modello organizzativo che sia volto a mettere i cittadini del territorio parmense nella condizione di compiere l’atto di donazione come espressione della propria volontà solidale”.